Quando ho deciso di ricominciare a lavorare, ho scelto di occuparmi solo delle tematiche che più mi appassionavano, non lavoro molte ore al giorno e, quando lo faccio, voglio essere sicura di fare una cosa che veramente mi piace per poter dare il meglio di me stessa e del mio lavoro a chi ho di fronte.
In questi giorni, mi sono interrogata molto su quale sia il ruolo di un professionista, in un settore come il mio, di fronte ad una persona che chiede aiuto.
Ad una conferenza ho sentito una futura mamma chiedere: “Ma come faccio io a sapere cosa sarà più giusto fare quando avrò il mio bambino?”
Certo, scegliere può non essere facile: c’è chi ti dice di allattarlo e chi ti dice che dopo tre mesi però il tuo latte non vale niente, c’è chi inorridisce se il bambino dorme nel letto dei genitori e chi dice che il cosleeping è la scelta migliore, chi ti dice che il bambino non devi tenerlo tanto in braccio altrimenti lo vizi e chi ti dice di portartelo in giro nella fascia perchè il contato con la mamma è importante. Per non parlare poi di asilo o nonni, scuola pubblica, montessoriana, staineriana o homeschooling…
Nella mia pagina di presentazione, ho scritto : “Aiuto le mamme e i papà ad accogliere le diverse fasi della loro vita di genitori in modo più sereno, trasformando le difficoltà in opportunità per vivere più gioiosamente accanto ai loro figli” .
Forse, passando a leggere ti sarai chiesta, ” si bello, ma come?”.
Io parto sempre dal presupposto che siamo animali (che nessuno si offenda) e che dalla nostra parte, ad aiutarci nei momenti di difficoltà può sempre arrivare l’istinto, basta non soffocare la sua voce.
Hai presente quando una mamma dice : “So che non dovrei tenerlo troppo in braccio perchè così lo vizio, ma in braccio è così calmo…”?
Questo caso è emblematico di una mamma che sa benissimo di cosa ha bisogno il suo bambino (se vuole stare in braccio, avrà bisogno di sentire l’odore della sua mamma, il calore, la vicinanza), se fosse lasciata in pace sarebbero sereni lei e suo figlio, invece interviene qualcuno che la corregge e lei vacilla, e più il censore è “autorevole”, più le crea disagio. Non sa cosa fare, le viene fatto credere che il suo istinto di tenere in braccio il bambino sia sbagliato e che addirittura potrebbe viziarlo e, per non “correre rischi”, magari adotta un nuovo comportamento che non sente come realmente suo e che la fa soffrire.
Una ricetta sicura su come crescere il figlio perfetto, felice e realizzato non esiste, Winnicott (pediatra e psicoanalista inglese), ha introdotto il concetto di Madre sufficientemente buona, definendola come quella madre che, in maniera istintiva possiede le capacità di accudire il bambino.
Sono convinta che tutte le mamme possiedano questa capacità istintiva di cura, nella mia personale esperienza posso dire che, quando mi sono lasciata guidare dal mio istinto, ho sempre avuto riscontri positivi…
E tu, cosa mi dici? Il tuo istinto quanto conta nel tuo modo di essere mamma?