Scherzetto di halloween…
secondo me i capricci non esistono, esistono comportamenti che ci infastidiscono, che ci turbano, che fatichiamo a comprendere, ma trovo che etichettarli come “capricci ” sia estremamente riduttivo e fonte di inutili incomprensioni.
Immagina un adulto, che sa quello che vuole, che si impegna molto per ottenerlo, che ci crede cosi tanto che cerca anche dei sostenitori per il suo progetto e che dedica alla realizzazione del suo obiettivo ogni energia.
Immagina adesso un bambino che sa quello che vuole, che si impegna molto per ottenerlo, che cerca dei sostenitori per il suo progetto e che dedica alla realizzazione del suo obiettivo ogni energia.
A parte l’età e i mezzi a disposizione, qual’è la differenza tra queste due persone? Secondo me nessuna solo che siamo così abituati a considerare i bambini come degli esseri diversi da noi che alla maggior parte delle persone a cui ho fatto questa domanda e a cui ho chiesto di visualizzare l’adulto e il bambino in questione, è saltata subito in mente l’immagine di un adulto di successo e quella di un bambino rompiballe.
L’insieme di tutti quei comportamenti che comunemente rientrano nella categoria “capricci” non salta fuori dal nulla, non mi è mai capitato di vedere un bambino sereno che di punto in bianco inizia a piangere disperato, a urlare o dimenarsi. In genere i bambini prima di arrivare ad un comportamento del genere, ci lanciano diversi segnali per farci capire che qualcosa non va basta solo essere pronti a coglierli e a considerarli in tutta la loro importanza.
Personalmente con i miei figli, ho sperimentato un modo che ci porta ad evitare l’insorgere di molte incomprensioni, così né loro bambini né noi genitori siamo costretti a “fare i capricci”.
Lo consiglio anche ai genitori che affrontano con me un percorso di consulenza, mi hanno confermato di aver visto un miglioramento tangibile nella relazione con i loro bambini.
Ecco i miei cinque consigli anti capricci:
- Chiedi: non stancati mai di chiedere al tuo bambino come sta, se è felice, sa ha dei desideri, se c’è qualcosa che non gli va e lasciagli tutto il tempo necessario perché possa spiegarti quello che sente. Non è tanto importante l’età del bambino, se non può ancora comprendere le tue domande e soprattutto se non sa ancora darti una risposta comprensibile non importa, questo primo punto aiuta non solo i bimbi più grandi ad esprimersi, ma anche i genitori ad allenarsi a trovare un modo per comprendere tutti i segnali verbali e non dei loro figli.
- Ascolta: dopo aver chiesto, devi anche essere disposto ad ascoltare le motivazioni di tuo figlio. Se ti dice che non vuole andare alla scuola materna perché non gli piace, non puoi liquidarlo con un “ma no dai che è bellissimo, trovi i tuoi amici e puoi giocare tutto il giorno!” perché gli dimostreresti di non aver assolutamente ascoltato quello che ti sta dicendo. Soffermati piuttosto a capire cosa non gli piace proprio della scuola materna facendo altre domande.
- Aiuta a rielaborare: non minimizzare le motivazioni dei tuoi figli, sono davvero importanti anche se agli occhi di un adulto possono sembrare prive di senso. Parlandone potete trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. Certo ci vuole molta pazienza e una gran dose di impegno per sviscerare bene tutte le situazioni con sincerità. In cambio di tanto sforzo, otterrai un figlio che sa di poter parlare con te dei suoi problemi senza essere ridicolizzare o giudicato, non mi sembra mica una cosa da poco!
- Tollera il disequilibrio che si crea: qualche volta dei no li devi dire e devono essere fermi, essere un genitore disposto ad ascoltare, non significa essere un genitore assente, che lascia i figli liberi di fare tutto quello che vogliono purché non gli romano le scatole. Sono la prima a dire che i bambini hanno tutto il diritto di essere ascoltati, ma la loro guida è pur sempre il genitore che è chiamato, proprio per il suo ruolo, ad esercitare la funzione di contenimento del bambino. Se dici a tuo figlio che non si picchiano gli altri, non puoi fare finta di niente se riempie di botte l’amichetto al parco solo perché non hai voglia di alzarti dalla panchina. È chiaro che tutti preferiamo che i nostri figli ci diano poco disturbo, ma come genitori siamo tenuti ad essere capaci di tollerare anche che si rompa l’equilibrio del momento in cui siamo immersi.
- Rimani pronto ad accogliere: anche quando tuo figlio ha pianto nel modo peggiore che tu abbia mai visto o si è comportato così tanto male che non te lo saresti mai aspettato, non rimanere arrabbiato, lascia che si sfoghi, che pianga, urli e si disperi, è fondamentale per la sua crescita che possa esprimere e riconoscere tutti i sentimenti positivi o negativi che siano. Fai in modo che sappia sempre che può tornare tranquillamente tra le tue braccia e trovare un genitore disposto ad abbracciarlo e a consolarlo e disponibile a parlare ancora una volta con calma di quello che è successo.
Ti stai chiedendo se i miei figli sono dei robottini che stanno sempre tranquilli, non litigano, non urlano e non piangono? No, non sono assolutamente così, sono dei normalissimi bambini, ma mi rendo conto benissimo che si comportano peggio quando io sono più stanca e meno disposta ad ascoltare veramente i loro bisogni. La maggior parte delle volte, semplicemente ascoltandoli e aiutandoli a rielaborare i loro pensieri ipotizzando altri punti di vista, evito i tanto odiati capricci.
Adesso tocca a te! Prova per un po’ i cinque punti anti “capricci” e vieni a raccontarmi come ti sei trovata!